Trigger Points
Cosa sono?
Sono il fulcro di quella che viene chiamata Sindrome Miofasciale. Vengono definiti come piccole zone localizzate ipereccitabili e contratte, che al tatto risultano più rigide, responsabili di un dolore locale e riferito.
Segni e Sintomi
I più frequenti sono sicuramente
- dolenza e rigidità muscolare
- debolezza e ridotta capacità di forza (fino al 7%)
- riduzione del range di movimento
Il sintomo sicuramente più caratteristico per definire la presenza di un Trigger Point è il cosiddetto "dolore riferito" ovvero lontano da dove si trova il punto, spesso di complessa lettura in quanto si sovrappone ad altre patologie per qualità e/o localizzazione, rendendo necessaria una diagnosi differenziale incrociando anamnesi e test specifici:
- brachialgie, cruralgie, sciatalgie
- epicondiliti, epitrocleiti, tunnel carpale
- angina pectoris
Altri sintomi sono relativi a formicolio, pesantezza, sensazione di calore diffuso, nausea, vertigini, sudorazione. Il sintomo riferito potrebbe essere dunque al centro di fraintendimenti diagnostici e terapeutici qualora non si riuscisse ad interpretarlo come derivante da un Trigger Point attivo.
Cause principali
- microtraumi ripetuti ed overuse cronico della muscolatura (sport e/o lavoro)
- stress emozionali
- cattiva postura
Sono presenti inoltre altri fattori che fungono da agenti perpetuanti:
- sovraccarichi funzionali e affaticamento
- disfunzioni articolari, muscolari o viscerali (problematiche intestinali, ecc...)
- fattori nutrizionali: carenza vitaminica di Acido Folico (gravidanza e menopausa!)
- fattori metabolici: ipotiroidismo e ipoglicemia
Trattamento?
Il semplice massaggio distensivo per rilassare la muscolatura non è sufficiente a ridurre la sintomatologia tipica dei Trigger Points, può unicamente contribuire ad ossigenare in via temporanea il muscolo e ridurre la percezione della rigidità muscolare. Per ridurre in maniera significativa la sintomatologia sono necessarie tecniche specifiche e mirate, che applico quotidianamente nei miei studi, passive e attive per favorire nel complesso la normalizzazione del tono muscolare e le funzioni neuro-muscolari nel medio-lungo termine.
Ecco alcune "mappe" dei dolori riferiti sopra citati, per dare un riscontro visivo a quanto spiegato.
Se pensi di aver trovato un'area sovrapponibile al tuo dolore , non esitare a contattarmi o prendere appuntamento, sarò felice di aiutarti!
Disordini Temporo-mandibolari (TMDs)
Cosa sono?
I Disordini Temporo-mandibolari (TMDs) sono un gruppo di alterazioni funzionali e patologiche che si esprimono attraverso segni e sintomi di natura articolare o
muscolare, a livello della mandibola o a livello delle strutture ad essa correlate (tratto cervicale).
Segni e Sintomi
I più frequenti sono sicuramenti
- rumore e scrosci articolari. Se non abbinati a dolore non possono essere ritenuti patologici
- rigidità e dolenza dei muscoli masticatori
- dolore articolare, facciale ed al collo
- limitazione ed incoordinazione nei movimenti mandibolari
- blocchi articolari
- difficoltà a masticare
- mal di testa.
Cause principali
Tali disordini hanno un’eziologia multifattoriale composta da diversi fattori di rischio che interagendo tra loro, come fattori predisponenti, scatenanti o perpetuanti e superando l’adattabilità del sistema stomatognatico dell’individuo, possono determinare l’insorgenza di segni e sintomi. Si parla di fattori
- anatomico-strutturali: variazioni anatomiche a livello dell'articolazione temporo-mandibolare o a livello delle strutture interconnesse.
- traumatici o microtraumatici: come traumi diretti o incidenti e stress meccanici ripetuti che danneggiano le strutture connesse all'articolazione
- psicosociale: in presenza di una tale varietà di possibili fattori contribuenti non è di secondaria importanza considerare il contesto biopsicosociale in cui è calato l’individuo (stress, problematiche personali e lavorative, ansia, ecc..)
- parafunzionale: attività non funzionali come il bruxismo o serramento creano sovraccarichi compressivi inutili all'articolazione oltre che affaticare la muscolatura masticatoria
- genetico ed ormonale
Riguardo al possibile ruolo causale delle malocclusioni si è dibattuto molto, ma ad oggi, osservando le pubblicazioni in letteratura, non si è raggiunto un consenso, pertanto non si è sicuri sul loro ruolo.
Trattamento?
Il trattamento fisioterapico è orientato a correggere quanto più possibile l'assetto mandibolare, potenzialmente alterato o non funzionale ed allo stesso tempo ridurre la rigidità muscolare, solitamente abbinata a questa problematica. Il lavoro sulla muscolatura non si ferma unicamente al sistema masticatorio ma è necessario allargarlo anche a livello del tratto cervicale, viste le connessioni fasciali e nervose con le strutture in prossimità dell'articolazione temporo-mandibolare (ATM).
A questo scopo sono utili:
- Mobilizzazioni e manipolazioni dell'ATM
- Trattamento dei Trigger points a livello della muscolatura masticatoria e del collo
- Tecniche neuro-muscolari per rilassare la muscolatura ipertonica
- Esercizi per migliorare e incrementare la mobilità mandibolare e stimolare una corretta attivazione muscolare.
In aiuto alle pratiche fisioterapiche è consigliato un approccio multidisciplinare che preveda
- psicologo: per aiutare il paziente a gestire lo stress e la componente emotiva, visto il loro grande valore eziologico ed essendo i principali responsabili di attività parafunzionali (bruxismo e serramento)
- ortodonzia: può essere utile l'utilizzo del Bite (notturno o diurno) per favorire un corretto assetto mandibolare neutrale, in accordo e sinergia con la pratica fisioterapica.
Tunnel Carpale
Cos'è?
E' una sindrome derivante primariamente dall'infiammazione dei muscoli flessori del carpo (polso e dita) a causa della quale, per l'inspessimento delle guaine tendinee, viene generato un carico compressivo a carico del Nervo Mediano. Per questo motivo rientra all'interno delle Neuropatie periferiche. Il paziente riferisce spesso dolore o altri sintomi, durante la notte. Questo rispecchia la condizione infiammatoria basale della patologia oltre che poter essere legata ad una posizione sfavorevole del polso tenuta durante il sonno.
Segni e Sintomi
- Dolore locale: situato tra il polso e la mano in una fase iniziale. Con il tempo può raggiungere il palmo della mano, avambraccio gomito interessano anche braccio e spalla.
- Formicolio e scosse: sintomo riguardante direttamente la compressione del nervo. Percepito livello del polso e mano, in cui coinvolge le prime tre dita.
- Ridotta sensibilità
- Riduzione della capacità di forza
Cause principali
- Predisposizione occupazionale: nella maggior parte dei casi l'esordio è fortemente legato ad attività o movimenti manuali (stringere, avvitare/svitare, utilizzo di attrezzi o strumenti musicali, ecc...) che sono stati ripetuti nel tempo in maniera abituale, come ad esempio sul posto di lavoro.
- Predisposizione anatomica: a livello congenito lo spazio anatomico (tunnel) in cui si trovano i tessuti interessati dalla sindrome può essere più stretto rispetto alla norma, rendendo più facile la generazione di fenomeni compressivi sul Nervo Mediano.
- Altre patologie: obesità, diabete, insufficienza renale, artrite, ecc...
- Gravidanza: legato per lo più a squilibri ormonali ed accumulo di liquidi
Trattamento
La fisioterapia è utile su più fronti. In questa sindrome i suoi obiettivi sono sicuramente rivolti a ridurre la condizione infiammatoria in prossimità dei tendini dei flessori del carpo, migliorare la mobilità del polso e incrementare la capacità di scorrimento del Nervo Mediano nello spazio anatomico in cui si trova. Questo passaggio è fondamentale, poichè seppur compresso dall'ispessimento dei tendini della muscolatura circostante, avendo una maggiore capacità meccanica di scorrimento e di sopportazione ai carichi di tensione si può essere in grado di smorzare i sintomi della sintomatologia. Questi benefici si ottengono con la Terapia manuale, tecniche specifiche di neurodinamica (scorrimento del nervo) che applico quotidianamente nella mia pratica clinica e apparecchiature elettromedicali (Tecar, laser, ecc...).
In aggiunta possono essere utilizzati tutori per mettere in scarico il polso riducendone
i range di movimento, consentendo alla muscolatura di lavorare in maniera minore.
In questo senso in supporto alle tecniche utilizzate in fisioterapia trova un importante riscontro l'utilizzo del Kinesio Tape, che applicato con specifiche tensioni e posizioni, è in grado di ridurre la pressione sui tessuti sottostanti sollevando la cute e ridurre la sintomatologia dolorosa per quanto possibile.
Fibromialgia
Che cos'è?
La fibromialgia o sindrome fibromialgica è una patologia reumatica non infiammatoria caratterizzata da dolore cronico diffuso, spesso in associazione ad altri sintomi quali affaticamento, disturbi del sonno e difficoltà di concentrazione.
Segni e Sintomi
Solitamente sono maggiormente colpite le donne. E' generalmente un dolore sordo e costante, prevalentemente muscolo-tendineo, in assenza di danni tissutali, che coinvolge più regioni corporee in maniera spesso simmetrica. Oltre alla dolorabilità diffusa, è possibile evocare un dolore più acuto stimolando quelli che vengono definiti Tender points.
Cause principali
Le cause esatte dell’insorgenza della fibromialgia non sono note, ma l’ipotesi è che multipli fattori genetici e ambientali possano concorrere allo sviluppo della malattia.
In particolare si pensa che la genesi dei sintomi sia fortemente connessa alla fisiopatologia del dolore cronico in cui avvengono alterazioni nella fase di processazione dello stimolo doloroso. In questo contesto anche stimoli non dolorosi vengono interpretati come tali dal sistema nervoso (sensibilizzazione centrale), conducendo anche ad un abbassamento della soglia del dolore.
In questa dinamica ha un ruolo molto importante lo stress, caratteristica spesso riscontrata nei pazienti affetti, che potenzia e perpetua le alterazioni nella processazione del dolore, favorendone l'esperienza.
Trattamento
L’approccio terapeutico più adeguato alla fibromialgia è quello multidisciplinare, in cui si intersecano diversi livelli di intervento: farmacologico, cognitivo-comportamentale, psicologico e riabilitativo. In merito a quest'ultimo, vista la natura e le caratteristiche della problematica, è necessario procedere con tecniche manuali dolci (almeno nelle fasi iniziali) che non procurino dolore al paziente.
Inoltre è fondamentale l'esercizio aerobico a basso carico per liberare endorfine, ossigenare la muscolatura, migliorare il controllo motorio ed aumentare la consapevolezza del paziente sul fatto di poter riuscire ad eseguire gli esercizi senza dolore. Questo può aiutare ad interferire con quella che è ormai diventata un "abitudine a sentire male", aiutando il paziente a normalizzare il suo sistema percettivo.
Artrosi
Che cos'è?
È una patologia cronica degenerativa
caratterizzata dal progressivo deterioramento del rivestimento cartilagineo articolare e del tessuto osseo sottostante.
È legata a fenomeni di usura e solitamente colpisce maggiormente le articolazioni più sottoposte a carico (ginocchia, anche, colonna vertebrale) o quelle maggiormente utilizzate durante la vita quotidiana. Soprattutto agli esordi, La progressione della patologia è segnata da periodi di acutizzazione dove viene percepito maggiore dolore, alternati a periodi di remissione in qui il dolore si fa meno presente.
Segni e Sintomi
•dolore articolare, soprattutto in carico e al mattino, mentre con il movimento solitamente si riduce
•rigidità articolare
•alterazioni articolari: osteofiti e calcificazioni. Possono generare sintomi secondari a seconda dell’articolazione in questione come ad esempio, considerando la colonna vertebrale, patologie discali, fenomeni compressivi delle radici nervose e riduzione del canale vertebrale.
Cause principali
Le principali sono:
- Età
- familiarità e base genetica
- sovrappeso e obesità: conducono ad un aumento dello stress meccanico sulle articolazioni che possono dunque andare in contro a maggiori fenomeni di usura.
- attività lavorativa: posture mantenute e movimenti ripetuti.
- Sovraccarichi funzionali e microtraumi ripetuti
- traumi ed interventi
Trattamento
Essendo una patologia degenerativa non esiste una cura in grado di guarirla, ma le terapie farmacologiche e riabilitative sono finalizzate alla gestione del dolore ed al contenimento degli esiti.
La fisioterapia può aiutare a mantenere il più possibile la mobilità articolare, miglioramento del tono muscolare utile allo scopo di proteggere e stabilizzare l’articolazione e alla riduzione del dolore.
Tali obiettivi vengono raggiunti con terapia manuale, apparecchiature medicali (Tecar, Laser, ecc…) ed esercizio attivo.
Epicondilite / Epitrocleite
Che cos'è?
Sono patologie infiammatorie a carico dei muscoli estensori (epicondilite) e flessori (epitrocleite) del carpo. Denominate anche “gomito del tennista” e “gomito del golfista” sono caratterizzate da un sovraccarico funzionale della muscolatura sopra citata in seguito ad attività manuali ripetute, che favoriscono l’innesco di una tendinopatia inserzionale e nel tempo l’innesco di processi degenerativi.
Segni e Sintomi
- dolore: sul ventre muscolare in fase iniziale; localizzato a livello inserzionale in prossimità delle sporgenze ossee del gomito (epicondilo ed epitroclea) in presenza di patologia conclamata
- gonfiore
- ridotta capacità di forza
- rigidità soprattutto mattutina
Cause principali
Quella principale è sicuramente legata a microtraumi ripetuti, dovuti ad un sovrautilizzo della muscolatura di gomito, polso e mano, in seguito ad attività sportiva e/o lavorativa, determinata da movimenti altamente ripetitivi.
Trattamento
Il trattamento conservativo per eccellenza è sicuramente la Fisioterapia.
L’obiettivo della terapia manuale e delle apparecchiature elettromedicali è quello di ridurre l’infiammazione soprattutto nelle fasi iniziali e di ossigenare e rilassare la muscolatura. Molto importante è anche l’esercizio terapeutico con cui viene riallenata la tolleranza al carico del sistema muscolo-tendineo. Nella gestione della sintomatologia possono essere utili alcuni ausili come il Kinesio Tape e gli appositi tutori. In fasi avanzate o di particolare non responsività ai trattamenti ha ottima efficacia il trattamento tramite Onde d’urto.
Lombalgia
Che cos'è?
Volgarmente viene definito "mal di schiena", nello specifico è un dolore con presenza o meno di limitazione funzionale, compreso fra il margine inferiore dell’arcata costale e le pieghe glutee inferiori, con eventuale irradiazione posteriore alla coscia, ma non oltre il ginocchio.
Si parla di lombalgia specifica quando è identificata la fonte da cui si scatena la sintomatologia, al contrario aspecifica quando non è identificabile una causa certa (85%-90% dei casi). In quest'ultima si manifesta un recupero spontaneo nel 70%-80% dei casi con riduzione dei sintomi in 4-6 settimane.
Segni e Sintomi
- Dolore: con possibile irradiazione ai fianchi e nella regione glutea
- Limitazione funzionale e ridotta capacità di movimento
- Sciatalgia e Cruralgia: qualora per problematiche secondarie si verifichi una compressione a livello del nervo sciatico (dolore posteriore alla coscia e gamba) o del nervo crurale (dolore anteriore alla coscia e anteriormente alla gamba)
Cause principali
- problematiche strutturali: discopatie, ernie, spondilolisi/spondilolistesi.
- problematiche funzionali/occupazionali: rigidità e affaticamento muscolare, movimentazione di carichi e ripetute rotazioni del tronco, mantenimento di posizioni o posture scorrette a lungo.
- Trigger Points: della muscolatura lombare e pelvica, in grado di generare sintomi sovrapponobili per certi aspetti a quelli di sciatalgia e cruralgia.
Sono presenti anche situazioni favorenti quali:
- Sedentarietà
- Fattori Biopsicosociali: L’attuale consensus scientifico internazionale definisce la lombalgia comune (o aspecifica) una patologia “bio-psicosociale”. Oltre a fattori fisici, entrano in gioco anche fattori psicologici e sociali (ansia, stress, depressione, diccioltà economiche, ecc...) con un ruolo determinante nell’insorgenza e nel mantenimento del dolore.
Trattamento
Lombalgia specifica: è necessario trattare la causa scatenante con gli strumenti e tecniche più consone a seconda del livello e fase della problematica:
- terapia manuale: mobilizzazioni segmentali e globali, tecniche per rilassare la muscolatura contratta, trattamento Trigger points, tecniche neurodinamiche, ecc...
- apparecchiature elettromedicali: Tecar, Laser, ecc...
- riposo funzionale
Lombalgia Aspecifica: non è presente una causa certa ed essendo i sintomi favorititi dal contesto biopsicosociale, il trattamento ha sfumature differenti, in quanto deve essere preferito un lavoro attivo rispetto a tecniche passive e concentrarsi maggiormente sulla funzione e non sul dolore!
- esercizi di controllo motorio: per aumentare la stabilità del tratto lombare nei movimenti a rischio e aumentare la consapevolezza del paziente su questo distretto corporeo.
- ginnastica posturale: per effettuare esercizi polidistrettuali e rendere il paziente conscio del fatto che può dare carico graduale al tratto lombare senza avvertire dolore o sintomi particolari.
- terapia manuale: mobilizzazioni globali e trattamento di eventuali Trigger Points.
Cervicalgia
Che cos'è?
La cervicalgia, o dolore cervicale, è una sindrome prevalentemente caratterizzata da una sensazione di dolore a livello del tratto cervicale. Può essere determinata
da problematiche relative sia a strutture che interagiscono direttamente con il tratto cervicale della colonna, sia a strutture che interagiscono con esso indirettamente.
Segni e Sintomi
- dolore al collo e alle spalle;
- mal di testa
- limitazioni nei movimenti della testa e delle spalle;
- rigidità
- Formicolii e scosse lungo gli arti superiori in presenza di compressioni radicolari (plesso brachiale)
Cause principali
•di natura muscolare: contratture muscolari, presenza di trigger points nella muscolatura cervicale e periscapolate. Questi ultimi in grado di generati sintomi anche lungo l’arto superiore
•di natura articolare: discopatie, artrosi e artriti, ernie, calcificazioni. Solitamente queste cause possono condurre secondariamente a compressione delle radici nervose in prossimità
•posture scorrette
•stress
•traumi
Trattamento
La fisioterapia può aiutare nella gestione del dolore in una prima fase e successivamente alla riduzione dello stesso e al recupero della mobilità. La terapia manuale con massaggi, trattamenti fasciali, mobilizzazioni e l’utilizzo di apparecchiature medicali (Tecar e laser) sono tutte strategie di trattamenti utili per raggiungere gli obiettivi sopra citati.
Molto importante è anche il trattamento dei Trigger points se presenti, soprattutto a livello della muscolatura cervicale (trapezio, elevatore della scapola, ecc..) e della muscolatura periscapolare. Se anche non fossero la causa principale della sintomatologia consentirebbero un alleggerimento della sintomatologia.
È necessaria anche una strategia di prevenzione per ridurre la possibilità di recidive, come il mantenimento di una corretta postura, rinforzo della muscolatura del dorso ed esercizi mirati sul rinforzo della muscolatura stabilizzatrice del collo (flessori cervicali profondi).
Lesione Cuffia dei Rotatori
Che cos'è?
La cuffia dei rotatori è un complesso di muscoli e tendini (sovraspinato, sottospinato, sottoscapolare, piccolo rotondo) fondamentali per il movimento ma soprattutto per la stabilità dinamica sella spalla. Infatti i sopracitati muscoli hanno primariamente il compito, con la lotto contrazione, di stabilizzare la spalla prima che avvenga il movimento.
Le lesioni di questa struttura sono le cause più comuni di dolore alla spalla.
Segni e Sintomi
- dolore alla spalla, soprattutto in elevazione dell’arto e nei movimenti di rotazione esterna
- ridotta capacità di forza
- limitazione nel range di movimento
- crepitii o scrosci abbinati a dolore
- gonfiore e infiammazione:
Cause principali
- sovraccarico muscolare e sovra utilizzo della spalla, per ragioni sportive e/o lavorative-occupazionali.
- eccessivo utilizzo della spalla in attività overhead ovvero sopra la testa
- usura e invecchiamento: nel tempo si riduce la qualità dei tessuti, il metabolismo rallenta, eventuali microtraumi non vengono più riparati adeguatamente. Questo porta dapprima ad uno “sfilacciamento” dei tendini in prossimità della loro inserzione e successivamente ad una vera e propria lesione.
- traumi ed incidenti
- conflitto sub acromiale: patologia legata al pinzamento e alla conseguente usura del tendine del muscolo sovraspinato tra la testa dell’omero e il tetto del processo acromiale (attività Overhead)
- variazioni anatomiche: acromion più prominente del normale
- diabete e altre condizioni sistemiche
Trattamento
In questo caso in prima istanza è indicato il riposo funzionale dell’articolazione, evitare i movimenti dolenti, aiutarsi nelle attività quotidiane con l’arto sano e utilizzare il Ghiaccio, in fase acuta, per cicli non superiori a 5 minuti con funzione antalgica.
A livello terapeutico la fisioterapia viene utilizzata per ridurre la sintomatologia dolorosa e l’infiammazione che la mantiene attiva. A livello manuale sono molto importanti le mobilizzazioni globali della spalla in questione per conservarne la corretta mobilità. A livello dei tessuti molli è importante agire sulla moscolatura scapolare per ossigenarla ed evitare rigidità oltre al trattamento dei trigger points che possono proliferare in contesti simili in presenza di spasmi protettivi fisiologici. In un contesto di riduzione della sintomatologia dolorosa acquista importanza l’esercizio attivo per rinforzare quanto più possibile la muscolatura stabilizzatrice della spalla e recuperare attivamente i movimenti limitati.
Distorsioni
Che cos'è?
La distorsione è un movimento non controllato, generato da forze esterne, che conduce l’articolazione ai suoi massimi gradi di movimento se non addirittura oltre, provocando uno stiramento delle strutture capsulo-legamentose o addirittura una loro lesione. Le più frequenti sono quelle a carico di caviglia e ginocchio.
Segni e Sintomi
- dolore diffuso nell’articolazione interessata
- impotenza funzionale immediata
- gonfiore e tumefazione
Cause principali
- cadute accidentali
- traumi sportivi o sul lavoro
- Insufficiente stabilità articolare
- debolezza muscolare
- lassistà legamentosa
Trattamento
In fase acuta prima 48-72 ore è importante proteggere l’articolazione e avere un alto grado di cautela:
- ghiaccio a cicli non superiori ai 5 minuti con funzione antalgica
- impacchi con argilla medica per ridurre il gonfiore
- integratori a base di bromelina per favorire il riassorbimento del gonfiore
- kinesio tape con funzione drenante
- elevazione dell’arto soprattutto se interessate caviglie o ginocchia, per favorire il ritorno venoso e la riduzione del gonfiore.
A partire dalla fase sub acuta è possibile inserire gradualmente:
•mobilizzazioni graduali dell’articolazione interessata
•terapie utili a richiamare sangue sui tessuti interessati per favorire i processi riparativi (tecar, laser, ecc…)
•trattamento della muscolatura che potrebbe essere affetta da spasmi protettivi e trigger points.
•massaggio trasversale profondo (MTP) con specifiche modalità, sui legamenti lesionati per favorirne una corretta cicatrizzazione.
•rinforzo muscolare a catena cinetica aperta e poi chiusa per riattivare la muscolatura e stabilizzare l’articolazione in questione
•a seconda dell’articolazione interessata esercizi propriocettivi per riallenare le contrazioni muscolari involontarie e riflesse utili a proteggere le articolazioni da stimoli esterni che potrebbero danneggiarle
Lesioni Muscolari
Che cosa sono?
Sono infortuni a carico del tessuto muscolare. Avvengono in un contesto dinamico e solitamente sono dovute ad un eccessivo allungamento delle fibre muscolari in seguito ad un cattivo controllo neuro-muscolare o semplicemente in ad una ridotta forza muscolare in fase eccentrica (di allungamento). Ci sono diverse classificazioni in merito, per riassumere si può distinguere:
- stiramento: le fibre muscolari non hanno una vera e propria lesione ma in virtù dello stress meccanico a cui sono state sottoposte subiscono uno scompaginamento.
- distrazione: può essere di 1º o 2º grado. In questo caso la percentuale di fibre “scompaginate” è via via sempre minore a discapito del numero di fibre realmente lesionate che aumenta.
- distrazione 3º o strappo: si registra un’interruzione della continuità del fascicolo di fibre muscolari.
I tempi di ripristino della lesione sono via via crescenti a seconda della gravità della lesione. Variano a seconda del muscolo interessato e da come lo si utilizza ma in genere vanno da una decina di giorno fino a 1 mese circa.
Segni e Sintomi
•impotenza funzionale immediata
•possibilità di gonfiore o tumefazione a seconda della gravità
•dolore all’allungamento muscolare talvolta superiore alla contrazione, in quanto riproduce il meccanismo lesivo
•dolore al tatto
Cause principali
- debolezza muscolare
- condizioni di fatica o affaticamento
- ridotta elasticità muscolare
- traumi esterni
Trattamento
Inizialmente in fase acuta:
- riposo funzionale
- utilizzo del ghiaccio con impacchi non superiori ai 5 minuti per il controllo del dolore
- fasce elastiche per contenere il gruppo muscolare in questione ed
- evitare posizioni che mantengano il muscolo in posizioni di eccessivo allungamento.
- Terapia fisica: laser per ridurre il dolore e ridurre l’infiammazione
Dalla fase sub acuta in progressione si possono inserire:
- trattamenti iper termici: per chiamare sangue e favorire i processi riparativi, come ad esempio la Tecar eseguita in statica e in dinamica, per contribuire alla formazione di una cicatrice funzionale.
- Terapia manuale per rilassare meccanicamente la muscolatura.
- trattamento della cicatrice il massaggio traverso profondo profondo (MTP) secondo una specifica progressione.
- esercizi di rinforzo muscolare con particolare attenzione a quelli relativi alla fase eccentrica con carichi via via più impegnativi, utili anche al fine di stimolare la composizione di una cicatrice elastica che si adatti il più possibile all’attività delle fibre muscolari vicine.
Soprattutto per gli sportivi oltre al fisiologico tempo di recupero dalla lesione è fondamentale un periodo di riatletizzazione e recupero della funzione cardio-polmonare massimale per prevenire ricadute. Sul lungo periodo è importante l’aspetto preventivo con esercizi specifici e personalizzati che assecondino le esigenze del paziente, in termini di tempo a disposizione ed attrezzature disponibili.